15 Casera ai Doff (1878m s.l.m.) - Il Conglomerato della Marmolada
Da Forcella Caoz (1944) e da Casera ai Doff, si ha una splendida visuale sulla catena dell’Agnèr e sull’enorme circo glaciale della Val d’Angheràz, l’influenza della tettonica nello sviluppo del paesaggio è evidente: lungo le faglie trascorrenti caratterizzate da piani di faglia verticali, si sono impostati i canaloni che incidono, frammentandolo, il lungo crinale dallo Spiz d’Agnèr alla Croda Granda.
Anche ad un esame superficiale ci si accorge che le rocce affioranti in questa zona non sono più le lave a cuscino rimaneggiate che ci hanno accompagnato fin qui. Il motivo di questa variazione è legato a una paleofaglia diretta ladinica (sviluppata in direzione F.lla Caoz-Pont) che ha determinato uno sprofondamento dell’area orientale (Malgonera) rispetto a quella occidentale (Campigat). La conseguenza più evidente di questa faglia è proprio il cambiamento del substrato roccioso che a Casera ai Doff è composto da Conglomerato della Marmolada, normalmente sovrapposto alle lave.
Nel Ladinico superiore nelle Dolomiti si svilupparono due apparati vulcanici (Predazzo e Monzoni), il protrarsi dell’attività vulcanica mutò radicalmente il paleoambiente dolomitico, il mare profondo 7-800 metri che separava le isole carbonatiche iniziò a riempirsi per l’accumulo di vari materiali: frane e colate laviche erano concentrate nelle Dolomiti Occidentali mentre le ceneri e le sabbie vulcaniche della Formazione del M. Fernazza attraverso frane sottomarine e correnti di torbidità arrivavano anche nelle Dolomiti Orientali.
Il vulcano di Predazzo, svuotata completamente la camera magmatica, collassò all’interno della sua caldera. Il vulcano dei Monzoni, come lo Stromboli era soggetto a franamento dei fianchi e all’azione erosiva degli agenti esogeni.
Il Conglomerato della Marmolada rappresenta il prodotto più grossolano dello smantellamento degli edifici vulcanici presenti nella zona Marmolada-Monzoni, esso ha una potenza massima di 1300 metri proprio nel gruppo di Cima Pape.
È un conglomerato ad abbondante matrice sabbiosa, costituito in prevalenza da ciottoli di andesite con elementi di dimensioni variabili da quelle di una noce a blocchi metrici; i ciottoli sono arrotondati e sub-sferici, eredità del trasporto fluviale e del rimaneggiamento del moto ondoso lungo il litorale. La deposizione finale sul fondale marino avveniva per frane e trasporti di massa che andavano a formare conoidi sottomarine (fan delta). Il conglomerato è distribuito attorno al gruppo della Marmolada, ma allontanandosi dai vulcani la dimensione dei grani diminuisce e contemporaneamente aumenta la frazione fine, lateralmente esso è sostituito dalle arenarie fini, tufacee, di colore grigio-verdastro, alternate a argille scure sottilmente stratificate della Formazione di Wengen, prodotto della risedimentazione da parte di correnti di torbidità dei materiali più fini provenienti dalle scarpate sommerse dei rilievi vulcanici.
Download
Scarica l'intero contenuto del pannello informativo n.15 (formato pdf) |