Sentiero dell’Acqua: l’acqua nei suoi vari aspetti come torrenti, sorgenti, cascate, laghetti, morfologia glaciale.
Si sviluppa in prevalenza a fondovalle ed è articolato nelle seguenti tappe: Le Peschiere (Pannello 2), San Lucano (Pannello 3), Mezzavalle (Pannello 4), Col di Prà (Pannello 8), Sorgenti del Tegnàs (Pannello 9), Cascata dell’Inferno (Pannello 10), Pont (Pannello 12).
Partenza: Taibon Agordino (Pannello 1)
Lunghezza: 10 km;
Dislivello: 600 metri circa,
Tempo di percorrenza (a piedi) una intera giornata
Guida al percorso
Dal Municipio di Taibon Agordino si procede per 400 metri verso la località Pèden, da qui si gira a sinistra per Villanova. Lasciata Villanova si attraversa il borgo di Forno di Val, il toponimo fa riferimento alle fucine e ai forni per la lavorazione dei metalli presenti nella zona fino al XIX secolo.
Si continua lungo la strada che costeggia il T. Tegnàs, alla base delle Piaie de Prombiànch e giunti al bivio per il laghetto delle Peschiere, 800 metri dal bivio (Pannello2) dopo aver parcheggiato l’eventuale auto si abbandona la strada e si raggiunge il laghetto con un cammino di circa 200 metri.
Lasciato il laghetto si ritorna sulla strada principale di fondovalle addentrandoci nella valle di San Lucano, che attraversa l’unghia del conoide di deiezione del Boral della Besausega, completamente ricoperto da massi e detriti.
Poco oltre, a valle della strada, si può notare un’opera di presa nella quale vengono captate le acque di una sorgente nota come “i Fontanoi”. Si tratta di una emergenza idrica di tipo secondario, l’acqua proveniente dalle Pale di San Lucano, dopo essere penetrata nella coltre detritica che contorna le pareti, riemerge in superficie a causa della minor permeabilità dei depositi alluvionali (a volte sabbioso-limosi) di fondovalle rispetto ai detriti di falda e frana. Altre sorgenti dello stesso tipo sono presenti sotto le Piaie di Prombianch (sorgente Prombianch) e poco oltre la chiesetta di San Lucano (Scalette),
Giunti all’area “pic-nic” (900 m dal bivio Peschiere) si può cogliere il senso della frase di Dino Buzzati relativo alle Pale di San Lucano:
…(e di fronte, appena oltre il torrente più modeste ma non meno allucinanti, le muraglie delle Pale di San Lucano stanno).
(Dino Buzzati. “Cordata di tre” in «Corriere della Sera», 23 giugno 1956).
Le pareti verticali e strapiombanti della seconda Pala, alte più di 1300 metri, incombono, a breve distanza, sulla strada, più avanti compare l’immensa fessura del Boral di San Lucano. Di fronte all’area pic-nic una traccia di sentiero sale verso la base della seconda Pala inizialmente sul pendio di una cava abbandonata. Lungo il canalone soprastante affiorano strati della Formazione di Agordo dai quali è stata estratta una interessante flora fossile del periodo Anisico (247-242 milioni di anni fa).
Continuando per altri 250 metri si raggiunge la chiesetta di San Lucano (200 m dall’area pic-nic) è ubicato il Pannello 3.
Dalla chiesa si continua lungo la strada posta fra il T. Tegnàs e i macereti di frana a grossi massi che si estendono alla base delle Pale. Dopo circa 700m si raggiunge una seconda seconda area pic-nic, dove una breve sosta permetterà di osservare il boral noto come Livinàl dell’Acqua. Si tratta di un canalone attraverso il quale, negli inverni nevosi, si scaricano enormi valanghe (d’onde il toponimo livinàl) provenienti dal circo glaciale sospeso denominato “la Scudela” che ospita un piccolo nevaio perenne. Alla base del canalone, sulla sinistra idrografica, è ben visibile una importante sorgente carsica nota come sorgente della Scafa-San Lucano. Proseguendo lungo la strada per 500 metri si giunge a Mezzavalle. (Pannello 4).
Da Mezzavalle si procede sempre lungo la strada con la “minaccia” della parete verticale (alta 1400 metri) della Terza Pala di San Lucano, resa evidente dalla diffusione di massi ciclopici presenti lungo il versante. Si supera l’antica fornace di calce, detta in dialetto locale “calchera”, in corrispondenza della quale si trova il Pannello 5, recentemente ripulita dal volontariato locale. Lungo la strada di fondovalle, 300m circa dopo aver superato sulla sinistra l’imbocco del sentiero per il Bivacco Cozzolino, si giunge alle rovine della frazione di Prà (Pannello 7) per proseguire fino al piccolo centro abitato di Col di Prà. Coloro che sono giunti sino a qui utilizzando l’auto, troveranno un ampio parcheggio ove posteggiare in quanto occorre proseguire l’itinerario a piedi. Nell’ampio parcheggio è ubicato il Pannello 8.
L’itinerario per giungere alle Sorgenti di Angheraz (Pannello 9) e ritornare al Col di Pra richiede circa due ore.
Lasciata l’eventuale automobile nell’ampio parcheggio, al bivio della Locanda al Cacciatore si imbocca la stradina a sinistra, che conduce in val d’Angheràz, si procede per circa 400 metri e si attraversa il Rio Bordina poco sopra la sua confluenza col T. Tegnàs, in una zona oggi distrutta dall’alluvione. Poco più avanti si può osservare una grande briglia selettiva realizzata al fine di ridurre il trasporto solido del T. Angheràz, messa a dura prova dalla recente alluvione.
La strada che conduceva in Val d’Angheràz è stata completamente distrutta per un lungo tratto, il tracciato scelto corre lungo il margine delle ghiaie a ridosso del versante. Dopo un breve tratto di strada conservata si giunge all’opera di presa che raccoglie le acque della sorgente Polver: una emergenza idrica diffusa che scaturisce alla base di una scarpata detritica localmente ricoperta da depositi glaciali a grana fine (da cui deriva il nome Polver, polvere in italiano).
Dalla sorgente Polver in poi la strada è nuovamente distrutta; tracce di sentiero risalgono attraverso le ghiaie fra blocchi e enormi massi, scaricati durante l’alluvione dalla Val della Civetta.
Si continua a risalire ancora fra i detriti poi, superato il solco della Val Civetta si ritrova la strada, rovinata ma percorribile, si prosegue quindi (dopo aver attraversato un’altra vallecola) fino alla deviazione per Casera d’Angheràz Bassa (1046). La strada per la casera si stacca a sinistra e scende nel bosco di faggi e abeti fino ad un tornante da cui risale improvvisamente verso destra in direzione della Casera, recentemente restaurata e ubicata vicino ad un caratteristico enorme masso. Proprio dal tornante si stacca la traccia di una vecchia strada silvo-pastorale che continua in discesa dentro al bosco, quasi subito essa si trasforma in sentiero che conduce alla zona delle sorgenti.
Poco a valle della Casera d’Angheràz bassa riemergono in superficie le acque infiltrate nel materasso alluvionale più a monte. Le sorgenti sono distribuite in due aree, la più grande è poco sotto la Casera Angheràz bassa (Pannello 9). L’altro gruppo di sorgenti è dall’altra parte del Tegnàs, il percorso per raggiungerle non è semplice da individuare e l’area è particolarmente delicata, bisognerebbe entrarci davvero in punta di piedi.
Dopo la visita alle sorgenti si ritorna per lo stesso percorso a Col di Prà da dove si prosegue lungo la strada in direzione di Pont; superato il ponte (provvisorio) che sostituisce quello divelto dal T. Bordina durante la Tempesta Vaia si continua salendo lungo la strada militare.
Giunti al primo tornante (quota 900 circa) in corrispondenza del Pannello 10, si lascia la strada militare e si imbocca il ripido sentiero che conduce alla Cascata dell’Inferno.
L’itinerario per giungere alla cascata dell’Inferno (Pannello 10) e ritornare al Col di Pra richiede circa un’ora e non è adatto a tutti in quanto nell’ultimo tratto, poco prima di raggiungere la cascata, c’è un passaggio esposto e parzialmente attrezzato con corde metalliche.
Dopo la visita alla cascata si ritorna al tornante e si segue la strada militare per un centinaio di metri fino ad imboccare, sulla destra, il sentiero CAI n. 761 che conduce a Pont (più comodamente si può procedere sulla strada che sale con pendenza dolce e costante).
Lungo il sentiero si incontra una sorgente carsica diffusa dal regime molto variabile, che solitamente scompare nelle estati secche. Poco più avanti camminando si ha una netta sensazione di fresco infatti da una fessura nel detrito esce un leggero flusso d’aria decisamente fredda. Ci troviamo su un grande corpo di frana (si tratta di una Deformazione Gravitativa Profonda di Versante), molto probabilmente questa fenditura è in comunicazione con l’esterno, tramite una rete di vuoti, a una quota più alta. L’aria fredda invernale scende attraverso le cavità richiamando nuova aria dalla zona circostante, il flusso d’aria gelida continua a raffreddare l’ambiente sotterraneo creando all’interno delle cavità dei depositi di ghiaccio che anche a stagione avanzata continuano a raffreddare l’aria che fluisce dall’alto attraverso le fessure delle rocce.
Si procede lungo il sentiero fino ad incrociare la strada militare a quota 1088 circa, dove è sito il (Pannello 11), e seguendo la strada militare, dopo circa 500 metri, si raggiunge la località Pont (1149 m s.l.m.) (Pannello12) ove si può ammirare una bella cascata scolpita nel Calcare di Morbiac e, esplorando nella zona in sinistra idrografica, ci si può imbattere nei resti di un’attività estrattiva abbandonata ormai da tempo.