Descrizione del sentiero

Inserito in Sentiero della Terra

Sentiero della Terra: la geologia, la storia locale e l’utilizzo delle rocce da parte dell’uomo.

Si sviluppa per lo più a fondovalle ed è articolato nelle seguenti tappe: San Lucano (Pannello 3), Mezzavalle (Pannello 4), La Calchera (Pannello 5), Sentiero Cozzolino (Pannello 6), Frana di Prà e Lagunàz (Pannello 7), Col di Prà (Pannello 8), La sezione ad “U” (Pannello 11), Pont (Pannello 12)

Partenza: Taibon Agordino
Lunghezza: 9 km;
Dislivello: 550 metri circa
Tempo di percorrenza (a piedi) una intera giornata.

4- Mezzavalle

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4 Mezzavalle (776 m s.l.m.): La sezione più profonda della valle

La località Mezzavalle (quota 776 m s.l.m.) è un luogo unico al mondo, si trova sul fondo della valle glaciale più stretta e profonda della Terra, quasi 2100 metri più in basso della cima dell’Agnèr (q. 2872). È la più grande “U” del pianeta, individuata nella sezione topografica che dalla cima del Monte Agnèr scende a valle e risale sulla cima della Terza Pala di San Lucano.

Esistono al mondo valli glaciali più grandi della Valle di San Lucano, ma esse sono molto più ampie e si perde in questo modo la classica forma ad “U” di valle glaciale; esistono anche valli più anguste, ma sono troppo piccole e poco profonde.

Indagini sismiche svolte in questa zona (una specie di ecografia per conoscere la struttura profonda della Terra) hanno permesso di ricostruire l’andamento del substrato roccioso sepolto, si è così scoperto che la roccia è situata ad una profondità di oltre 200 metri rispetto al piano campagna, una “U” ancora più profonda.

Sezione della Valle di San Lucano passante per Mezzavalle (775 m s.l.m.) compresa fra la Terza Pala (2354 m s.l.m.) e il M. Agnèr (2872 m s.l.m.) attraverso “el Cor” nelle Pale del Balcon (foto D.G.). Sezione della Valle di San Lucano passante per Mezzavalle (775 m s.l.m.) compresa fra la Terza Pala (2354 m s.l.m.) e il M. Agnèr (2872 m s.l.m.) attraverso “el Cor” nelle Pale del Balcon (foto D.G.).

5- La calchera

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5 La “Calchera” (800 m s.l.m.)

Come veniva prodotta la calce

Le fornaci per la produzione della calce erano un tempo molto importanti per l’edilizia locale e rappresentavano un piccolo reddito aggiuntivo per i valligiani, in quanto i materiali impiegati erano facilmente reperibili in loco. La pietra da calce veniva agevolmente recuperata dai detriti di falda e frana che contornano alla base le pareti delle Pale o lungo il letto del Tegnàs. Il combustibile, costituito da grosse fascine di rami di latifoglie (faggio, nocciolo, frassino, carpino), era in parte lo scarto della legna da ardere e di quella utilizzata nelle carbonaie.

Calchera o fornace di calce costruita con conci di dolomia.Calchera o fornace di calce costruita con conci di dolomia.

6- Sentiero Cozzolino

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6 Sentiero Cozzolino (900 m. circa), punto chiave per la comprensione della geologia delle Dolomiti

Il panorama visibile da questo sito permette di cogliere, in modo significativo, i rapporti geometrici fra la piattaforma carbonatica anisica del Contrin e il contiguo Calcare di Morbiac di ambiente lagunare e fra la scogliera ladinica (Formazione dello Sciliar) progradante sul bacino marino adiacente (Formazione di Livinallongo).

Panorama verso la Quarta e la Terza Pala di San Lucano con indicazione della situazione geologico-stratigrafica (foto D.G.).Panorama verso la Quarta e la Terza Pala di San Lucano con indicazione della situazione geologico-stratigrafica (foto D.G.).

7 - Frana di Prà e Lagunaz

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7 Frana di Prà e Lagunàz (812 m s.l.m.): Cronaca di una strage annunciata

Ottone Brentari nella sua “Guida Alpina di Belluno-Feltre, Primiero, Agordo, Zoldo” del 1887 così descrive il luogo in cui ci troviamo:

“Lagunàz: pittoresco gruppetto di una mezza dozzina di casette in riva al torrente, circondato da prati con molti ciliegi e proprio sotto la grandiosa spaccata che si interna nelle pareti delle Pale. Prà (ove finisce la carreggiabile), gruppo di case disposte in fila sotto la roccia. Campi e prati (granoturco, fagioli, segale e patate), in gran parte rovinati dalla piena del 1882. C’è una chiesetta con annesso il locale per la scuola. Bettola con vino ed acquavite.”

L’immagine che abbiamo davanti ora è completamente diversa ed è la conseguenza di due eventi: il più importante è la frana caduta nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 1908 dalla Quarta Pala di San Lucano e più in particolare dal Pizet (quota 2100 circa), una massa di roccia che precipitando per 1300 metri nel fondovalle, travolse i villaggi, il secondo è l’abbandono della montagna e dell’agricoltura di sussistenza praticata nelle valli dolomitiche.

La frana di Prà e Lagunàz è contraddistinta da una storia particolare e molto significativa. Nella seconda metà del 1800, quando l’Agordino faceva parte del Regno Lombardo-Veneto, alcuni geologi della scuola di Vienna, percorrendo il Gruppo delle Pale di S. Lucano, avevano individuato una fessura aperta e parallela al versante su quelle che, nelle carte del tempo, erano identificate come Cime di Ambrosogn (ora i Pizet).

I valligiani erano stati avvisati del pericolo incombente e le autorità avevano disposto il loro trasferimento presso Listolade, in località Ronch de Buos, alla base del M. Framont. Gli abitanti di Prà e Lagunàz però non vollero abbandonare le proprie dimore, rafforzati nella loro convinzione quando, l’11 maggio del 1865, una frana di crollo proveniente dalla Lastia del Framont (2 vittime) andò a depositarsi nelle vicinanze del luogo scelto per la costruzione del nuovo paese.

Col Regno d’Italia, caratterizzato dalla “consueta sensibilità geologica” che contraddistingue le nostre classi dirigenziali, il rischio frana venne dimenticato e i valligiani vissero tranquilli fino a quella tragica notte, quando una parte del pilastro sospeso dei Pizzet, costituito da Formazione dello Sciliar, in apparenza massiccia, ma in realtà suddivisa da faglie e fratture, si staccò all’improvviso. Una massa di circa 200.000 m3 di roccia precipitando andò a urtare il costone roccioso ubicato a est del Van del Pez, si divise in due e il materiale frantumato dagli urti con le rocce, piombò sui due villaggi provocando 28 vittime e la distruzione dei villaggi.

Quarta di copertina della Domenica del Corriere del 13-20 dicembre 1908 dove viene raffigurata, in un acquarello di Achille Beltrame, la tragedia di Prà e Lagunàz (collezione Umberto Repetti).Quarta di copertina della Domenica del Corriere del 13-20 dicembre 1908 dove viene raffigurata, in un acquarello di Achille Beltrame, la tragedia di Prà e Lagunàz (collezione Umberto Repetti).

8 - Col di Prà: lo spigolo nord dell'Agnèr

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 8 Col di Prà (843) - Lo spigolo nord dell’Agnèr

“si erge con impeto pauroso -dal fondovalle per contemplarlo bisogna torcere la testa in su- l’architettura massima di tutte le Dolomiti. È il monte Agnèr, che incombe con un apicco di un chilometro e mezzo (e di fronte, appena oltre il torrente più modeste ma non meno allucinanti, le muraglie delle Pale di San Lucano stanno).

La cima, in fatto di statura non è gran che, neppure 2900 metri. Ma quale altra cattedrale delle Alpi ha un’abside simile? Quando fiammeggia nel tramonto e nel moto delle bianche nubi sembra innalzarsi lentamente, si stenta quasi a credere che una tale cosa possa esistere.”

Dino Buzzati. “Cordata di tre” in «Corriere della Sera», 23 giugno 1956.

11 - Sezione a U

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11 La sezione ad “U” (1088 m s.l.m.) - Panorama sulla grande sezione compresa fra Terza Pala e Agnèr

Si può ammirare in tutto il suo splendore una sezione da manuale di valle glaciale: la Valle di San Lucano con il suo caratteristico e gigantesco profilo ad “U” compreso fra la Terza Pala e l’Agnèr, larga 3000 metri e profonda 2100 metri.

Il profilo è leggermente asimmetrico col fianco sinistro, più ripido, perché scolpito in strati a reggipoggio e quello destro, meno inclinato, perché modellato in strati a franapoggio e alla base depositi di frana.

Poco prima di giungere a Pont si può ammirare la Valle di San Lucano col suo classico profilo ad “U”, a sinistra le Pale di S. Lucano a destra l’Agner (Foto D. G.). Poco prima di giungere a Pont si può ammirare la Valle di San Lucano col suo classico profilo ad “U”, a sinistra le Pale di S. Lucano a destra l’Agner (Foto D. G.).

12 - Pont

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12 Pont (1149 m s.l.m.) - Le cave, la Formazione di Moena

Arrivati a Pont si può ammirare una bella cascata scolpita nel Calcare di Morbiac un calcare marnoso grigio scuro di aspetto nodulare deposto nell’Anisico superiore in ambienti di acque poco profonde, a volte zone palustri.

Gironzolando nella zona in sinistra idrografica ci si può imbattere nei resti di un’attività estrattiva abbandonata ormai da tempo. Nel primo dopoguerra in una serie di piccole cave, qualcuna anche in sotterraneo, si estraeva il “Marmo Nero di Taibon” un calcare bituminoso scuro appartenente alla Formazione di Moena. Sono ancora visibili nella zona resti di macchine, blocchi semilavorati, segni del taglio su roccia con filo elicoidale. Le cave odorano sensibilmente di zolfo e talvolta dalla roccia scura sgocciolano idrocarburi.

Cascata di Pont un salto di circa 30 metri scavato su strati del Calcare di Morbiac (foto D.G.).Cascata di Pont un salto di circa 30 metri scavato su strati del Calcare di Morbiac (foto D.G.).

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