Descrizione del sentiero

Inserito in Sentiero dell'Acqua

Sentiero dell’Acqua: l’acqua nei suoi vari aspetti come torrenti, sorgenti, cascate, laghetti, morfologia glaciale.

Si sviluppa in prevalenza a fondovalle ed è articolato nelle seguenti tappe: Le Peschiere (Pannello 2), San Lucano (Pannello 3), Mezzavalle (Pannello 4), Col di Prà (Pannello 8), Sorgenti del Tegnàs (Pannello 9), Cascata dell’Inferno (Pannello 10), Pont (Pannello 12).

Partenza: Taibon Agordino (Pannello 1)
Lunghezza: 10 km;
Dislivello: 600 metri circa,
Tempo di percorrenza (a piedi) una intera giornata

2 - Laghetto alle Peschiere

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Le Peschiere (715 m s.l.m.): Laghetto delle Peschiere, argini morenici stadiali

Il laghetto delle Peschiere, recentemente devastato dalla Tempesta Vaia, è alimentato da acque di risorgiva e occupa una piccola conca all’interno di un ampio apparato morenico sviluppato dopo il ritiro dei ghiacciai wurmiani. Nella fase di massima espansione (LGM) circa 20.000 anni fa i ghiacci occupavano l’intera Regione Dolomitica raggiungendo nella conca Agordina una quota di oltre 1500 metri. Il processo di deglaciazione nel complesso è stato piuttosto rapido ma ha conosciuto delle pause e dei moderati avanzamenti noti come stadi tardoglaciali. Nella zona che dalle Peschiere arriva a Le Torte si riconoscono diversi argini morenici frontali attribuiti al più antico degli stadi tardoglaciali (secondo la vecchia nomenclatura geomorfologica il Bühl), costruiti dal ghiacciaio proveniente dalla valle di San Lucano in fase di ritiro all’interno della valle.

Il laghetto delle Peschiere (prima della tempesta Vaia)Il laghetto delle Peschiere (prima della tempesta Vaia)

3 - San Lucano: I Borai

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3 San Lucano (752 m s.l.m.): I “Borai” e l’importanza delle faglie nel delineare il paesaggio della Valle di San Lucano.

La chiesetta di San Lucano è posta alla base del Boral di San Lucano dal quale è difesa da frane e valanghe da una caratteristica struttura in pietra.

La chiesa è dedicata al presunto Vescovo di Sabiona, l’“Apostolo delle Dolomiti”, che sembra aver svolto la sua attività pastorale in questa Valle dal 430 al 440, anno della sua morte.

Le prime testimonianze storiche risalenti al XIV secolo parlano di un piccolo oratorio, negli archivi del XVI secolo si cita una chiesetta con un’unica navata e due altari. Essa fu distrutta da una valanga ma riedificata e consacrata nel 1835. A causa della sua posizione, molto vicina al greto del Tegnàs fu danneggiata durante l’alluvione del 1966 quando fu distrutto parte del suo patrimonio artistico. Si sono salvate alcune opere fra cui, la più degna di nota, è una tela del XVII secolo attribuita a Francesco Frigimelica “Il Vecchio”, raffigurante una Madonna con Bambino con davanti San Lucano e la Beata Vaza la cui veste di umile contadina rappresenta una importante testimonianza storica in quanto ritrae l’abbigliamento di una donna agordina del ‘600.

OPENALP LINK: Chiesa di San Lucano

Chiesa di San Lucano con dietro il Boral di San Lucano (foto D.G.).Chiesa di San Lucano con dietro il Boral di San Lucano (foto D.G.).

4- Mezzavalle

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4 Mezzavalle (776 m s.l.m.): La sezione più profonda della valle

La località Mezzavalle (quota 776 m s.l.m.) è un luogo unico al mondo, si trova sul fondo della valle glaciale più stretta e profonda della Terra, quasi 2100 metri più in basso della cima dell’Agnèr (q. 2872). È la più grande “U” del pianeta, individuata nella sezione topografica che dalla cima del Monte Agnèr scende a valle e risale sulla cima della Terza Pala di San Lucano.

Esistono al mondo valli glaciali più grandi della Valle di San Lucano, ma esse sono molto più ampie e si perde in questo modo la classica forma ad “U” di valle glaciale; esistono anche valli più anguste, ma sono troppo piccole e poco profonde.

Indagini sismiche svolte in questa zona (una specie di ecografia per conoscere la struttura profonda della Terra) hanno permesso di ricostruire l’andamento del substrato roccioso sepolto, si è così scoperto che la roccia è situata ad una profondità di oltre 200 metri rispetto al piano campagna, una “U” ancora più profonda.

Sezione della Valle di San Lucano passante per Mezzavalle (775 m s.l.m.) compresa fra la Terza Pala (2354 m s.l.m.) e il M. Agnèr (2872 m s.l.m.) attraverso “el Cor” nelle Pale del Balcon (foto D.G.). Sezione della Valle di San Lucano passante per Mezzavalle (775 m s.l.m.) compresa fra la Terza Pala (2354 m s.l.m.) e il M. Agnèr (2872 m s.l.m.) attraverso “el Cor” nelle Pale del Balcon (foto D.G.).

8 - Col di Prà: lo spigolo nord dell'Agnèr

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 8 Col di Prà (843) - Lo spigolo nord dell’Agnèr

“si erge con impeto pauroso -dal fondovalle per contemplarlo bisogna torcere la testa in su- l’architettura massima di tutte le Dolomiti. È il monte Agnèr, che incombe con un apicco di un chilometro e mezzo (e di fronte, appena oltre il torrente più modeste ma non meno allucinanti, le muraglie delle Pale di San Lucano stanno).

La cima, in fatto di statura non è gran che, neppure 2900 metri. Ma quale altra cattedrale delle Alpi ha un’abside simile? Quando fiammeggia nel tramonto e nel moto delle bianche nubi sembra innalzarsi lentamente, si stenta quasi a credere che una tale cosa possa esistere.”

Dino Buzzati. “Cordata di tre” in «Corriere della Sera», 23 giugno 1956.

9 - Sorgenti di Angheraz

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9. Sorgenti del Tegnàs (1000m s.l.m. circa)

Lungo l’itinerario si incontra l’opera di presa che raccoglie le acque della sorgente Polver una emergenza idrica diffusa che scaturisce alla base di una scarpata detritica localmente ricoperta da depositi glaciali a grana fine (da cui deriva il nome Polver, polvere in italiano).

La Val d’Angheràz dalla sorgente i Polver. In primo piano il greto del Tegnàs, disseminato di chiari massi di dolomia (foto D.G.). La Val d’Angheràz dalla sorgente i Polver. In primo piano il greto del Tegnàs, disseminato di chiari massi di dolomia (foto D.G.).

10 - Cascata dell'Inferno

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10 Cascata dell’Inferno (1020 m.) - Formazione di Agordo e Conglomerato di Voltago

Lungo il Torrente Bordina affiora per un lungo tratto la Formazione di Werfen, essa è costituita da un consistente pacco di strati che nell’insieme presenta caratteristiche simili (rocce calcareo-marnose, siltoso-arenacee, sottilmente stratificate e quindi facilmente erodibili), ma se guardiamo nel particolare la composizione litologica e i caratteri sedimentologici mutano in continuo. Questa variabilità ha spinto i geologi a suddividere la formazione in 9 membri (un membro è una unità litostratigrafica di ordine gerarchico inferiore rispetto alla formazione), al fine di riconoscere in ciascuno di essi una maggior uniformità.

12 - Pont

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12 Pont (1149 m s.l.m.) - Le cave, la Formazione di Moena

Arrivati a Pont si può ammirare una bella cascata scolpita nel Calcare di Morbiac un calcare marnoso grigio scuro di aspetto nodulare deposto nell’Anisico superiore in ambienti di acque poco profonde, a volte zone palustri.

Gironzolando nella zona in sinistra idrografica ci si può imbattere nei resti di un’attività estrattiva abbandonata ormai da tempo. Nel primo dopoguerra in una serie di piccole cave, qualcuna anche in sotterraneo, si estraeva il “Marmo Nero di Taibon” un calcare bituminoso scuro appartenente alla Formazione di Moena. Sono ancora visibili nella zona resti di macchine, blocchi semilavorati, segni del taglio su roccia con filo elicoidale. Le cave odorano sensibilmente di zolfo e talvolta dalla roccia scura sgocciolano idrocarburi.

Cascata di Pont un salto di circa 30 metri scavato su strati del Calcare di Morbiac (foto D.G.).Cascata di Pont un salto di circa 30 metri scavato su strati del Calcare di Morbiac (foto D.G.).

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