22 - Rifugio Vazzoler (1713 m s.l.m.)

. Inserito in Itinerario Val Corpassa - Malga Pelsa

Il Rifugio Vazzoler (di proprietà del CAI di Conegliano) sorge sul Col Negro di Pelsa (1720 m s.l.m.), al limite del bosco di conifere ed è dominato dalla Torre Venezia.

Il Col Negro con il rifugio Vazzoler dalla Valle dei CantoniIl Col Negro con il rifugio Vazzoler dalla Valle dei Cantoni (foto D.G.).

Accanto al rifugio si estende, su un’area di circa 5000 metri quadrati, un “Giardino Botanico” inaugurato nel 1968 e dedicato ad Antonio Segni (Presidente della Repubblica dal 1962 al 1964). Il giardino ospita circa 180 specie vegetali tipiche dell’ambiente montano e si articola in due sezioni, la prima è lasciata all’evoluzione naturale, la seconda offre una rassegna dei principali ambienti alpini e dolomitici.

Dal rifugio Vazzoler il panorama spazia da Torre Venezia, ai Cantoni di Pelsa separati dalla Valle dei Cantoni dalla Cima della Busazza. Da qui la vista sulla famosa parete Est di Torre Trieste è completa, più a destra spunta la Cima delle Sasse, tutte le cime del gruppo della Moiazza fino alla Cima delle Nevère. Sulla Cima delle Sasse è ben visibile una ulteriore particolarità del gruppo del Civetta.

Sovrascorrimenti della Cima delle Sasse

Nel Trias, con l’inizio della frammentazione della Pangea, nella nostra regione si instaurarono condizioni tettoniche distensive, prima si delinearono Piattaforma Trentina e Bacino Bellunese e poi il lento sprofondamento permise nel Giurassico e nel Cretaceo inferiore la deposizione di una considerevole pila di sedimenti.

Nel Cretaceo superiore i movimenti delle placche subirono un radicale mutamento, la zolla africana iniziò il suo cammino verso l’Europa producendo le condizioni compressive responsabili dell’Orogenesi Alpina, che coinvolge ancora Alpi e Prealpi Bellunesi.

La prima fase dell’orogenesi (Eoalpina) non interessò direttamente la nostra regione. Studi effettuati in zone limitrofe hanno rivelato che in questa fase è avvenuta la subduzione e la totale consunzione di un piccolo ramo oceanico della Tetide (l’Oceano Ligure), con la formazione di un arco vulcanico, una situazione geologica per certi versi simile alla cordigliera delle Ande ma di dimensioni assai più ridotte.

Nell’Eocene e nell’Oligocene inferiore la regione dolomitica, non coinvolta nella prima fase dell'Orogenesi Alpina e ancora sommersa dal mare, è stata sottoposta ad una compressione sviluppata in direzione Est-Ovest (fase Mesoalpina o Dinarica) che ha condotto allo sviluppo di pieghe e ampi sovrascorrimenti che riguardavano solo la copertura sedimentaria senza coinvolgere il Basamento Cristallino. I resti di queste strutture, detti lembi di ricoprimento, sono distribuiti su alcuni gruppi dolomitici, la presenza di masse anomale con strati discordanti sulla cima delle montagne aveva fatto nascere, un tempo il nome curioso di “sovrascorrimenti di vetta”. Ora sappiamo che in realtà queste masse anomale, formate da strati contorti e discordanti rispetto agli strati sottostanti, non sono altro che ciò che rimane di grandi coltri di ricoprimento quasi completamente smantellate dall’erosione.

La zona Civetta-Moiazza è una delle aree delle Dolomiti in cui si possono osservare questi sovrascorrimenti, la zona più rappresentativa è costituita dalla Cima delle Sasse contraddistinta da stratificazioni contorte di Calcari Grigi che poggiano con contatto tettonico su strati indisturbati della stessa formazione.

 

Sezione geologica di Bruno Castiglioni attraverso il gruppo del CivettaSezione geologica di Bruno Castiglioni attraverso il gruppo del Civetta

 

Disegno schematico che spiega lorigine delle marmitte di erosioneDisegno che spiega il meccanismo di formazione dei “sovrascorrimenti di vetta”. Nella prima figura è indicata la situazione precedente alla fase tettonica. Durante la fase Mesoalpina (Dinarica) dell’Orogenesi Alpina si svilupparono grandi sovrascorrimenti in direzione ENE-OSO, essi avvenivano a basso angolo quando la faglia attraversava rocce tenere (Formazione a Bellerophon, Formazione di Werfen, Formazione di Livinallongo…) per poi assumere inclinazioni maggiori in presenza di rocce compatte e tenaci (dolomie di scogliera). L’erosione, innescata dal sollevamento della catena Alpina, ha cancellato gran parte delle strutture geologiche lasciando solo piccoli lembi isolati. La situazione rappresentata corrisponde a quella presente sulla Cima delle Sasse (da Doglioni 1991, ridisegnato).

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