3 - San Lucano: I Borai

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3 San Lucano (752 m s.l.m.): I “Borai” e l’importanza delle faglie nel delineare il paesaggio della Valle di San Lucano.

La chiesetta di San Lucano è posta alla base del Boral di San Lucano dal quale è difesa da frane e valanghe da una caratteristica struttura in pietra.

La chiesa è dedicata al presunto Vescovo di Sabiona, l’“Apostolo delle Dolomiti”, che sembra aver svolto la sua attività pastorale in questa Valle dal 430 al 440, anno della sua morte.

Le prime testimonianze storiche risalenti al XIV secolo parlano di un piccolo oratorio, negli archivi del XVI secolo si cita una chiesetta con un’unica navata e due altari. Essa fu distrutta da una valanga ma riedificata e consacrata nel 1835. A causa della sua posizione, molto vicina al greto del Tegnàs fu danneggiata durante l’alluvione del 1966 quando fu distrutto parte del suo patrimonio artistico. Si sono salvate alcune opere fra cui, la più degna di nota, è una tela del XVII secolo attribuita a Francesco Frigimelica “Il Vecchio”, raffigurante una Madonna con Bambino con davanti San Lucano e la Beata Vaza la cui veste di umile contadina rappresenta una importante testimonianza storica in quanto ritrae l’abbigliamento di una donna agordina del ‘600.

OPENALP LINK: Chiesa di San Lucano

Chiesa di San Lucano con dietro il Boral di San Lucano (foto D.G.).Chiesa di San Lucano con dietro il Boral di San Lucano (foto D.G.).

 

I “Borai”e l’importanza delle faglie nel delineare il paesaggio della Valle di San Lucano.

I “borai” sono dei profondi canaloni impostati in corrispondenza di faglie e fratture e sono molto frequenti nella valle di San Lucano. Il più noto è il Boral della Besàusega, attraverso il quale si snoda un percorso alpinistico che permette di accedere dalla località Forno di Val alla Prima Pala di San Lucano.

Il Boral di San Lucano rappresenta l’archetipo del canalone dolomitico, è delimitato ad est dagli appiombi della Seconda Pala e ad ovest dalla lunga cresta verticale della Terza Pala. Profondo più di 800 metri e largo in alto meno di 400, è una impressionante fessura impercorribile ai normali alpinisti, un’impresa anche per i più esperti.

L’origine delle profonde incisioni che tagliano il blocco delle Pale di San Lucano e dell’Agnèr è dovuto al fenomeno dell’erosione selettiva; le rocce fratturate in seguito ai movimenti delle faglie triassiche, riattivate con l’Orogenesi Alpina, costituiscono, rispetto alle dolomie massicce, una fascia di maggior erodibilità lungo le quali è più efficacie l’azione degli agenti esogeni (gelo e disgelo, ruscellamento, carsismo).

In presenza di strutture tettoniche con assetto subverticale, come nel caso dei borai delle Pale e dell’Agnèr, l’erosione è ancora più efficace per l’elevata energia del rilievo e per la facilità con la quale i detriti prodotti dalla disgregazione vengono allontanati lungo i canaloni. Al contrario con piani di faglia poco inclinati i detriti non vengono asportati e tendono a ricoprire la struttura preservandola dall’erosione, l’effetto di erosione accelerata si verifica indipendentemente dall’entità del rigetto fra i blocchi.

Disegno raffigurante il sistema di faglie che ha fortemente condizionato i processi erosivi nel modellamento del paesaggio (dis. D.G.).Disegno raffigurante il sistema di faglie che ha fortemente condizionato i processi erosivi nel modellamento del paesaggio (dis. D.G.).

Livinal dell’Acqua e sorgente della Scafa-San Lucano

Un sosta presso la seconda area pic-nic (700 m dalla chiesetta) permetterà di osservare il boral noto come Livinàl dell’Acqua. Si tratta di un canalone attraverso il quale, negli inverni nevosi, si scaricano enormi valanghe (d’onde il toponimo livinàl) provenienti dal circo glaciale sospeso denominato “la Scudela” che ospita un piccolo nevaio perenne. La Scudela è compresa fra lo Spiz della Lastia e gli Spiz d’Agnèr ed è dominata da due caratteristiche torri, i Denti di Satanasso, forme chiaramente originate da fenomeni di erosione selettiva.

Alla base del canalone, sulla sinistra idrografica, è ben visibile una importante sorgente carsica nota come sorgente della Scafa-San Lucano. La fonte che sgorga dalla roccia ad una quota di circa 885 m s.l.m. è classificata come una sorgente di contatto fra rocce permeabili e impermeabili. Si tratta di un sito unico perché permette di osservare direttamente il contatto idrogeologico fra l’acquifero (Dolomia del Serla Inferiore, roccia carbonatica fratturata) e l’acquicludo (Formazione di Werfen a elevata componente argillosa). La sorgente, di medie dimensioni, ha una portata costante negli anni con valori stagionali che vanno da qualche decina a poche centinaia di litri al secondo.

L’alveo del Tegnàs

Il Tegnàs, che ci accompagna per un lungo tratto del nostro itinerario, a differenza della maggior parte dei torrenti dolomitici è un corso d’acqua contraddistinto da un basso impatto antropico ed è libero di divagare nel fondovalle in modo del tutto naturale. Questa sua caratteristica lo ha reso un ideale laboratorio stabile a cielo aperto per lo studio della dinamica dei processi fluviali; la ricerca, iniziata 10 anni fa e ancora in atto, è svolta dal CNR di Milano con la collaborazione dell’IIS “U. Follador” di Agordo.

L’analisi dei flussi idrici del Torrente Tegnàs ha messo in evidenza un comportamento idraulico anomalo della Valle di San Lucano. In condizioni normali l’acqua proveniente dalla parte alta del bacino (Val d’Angheràz e Val Bordina) viene in parte assorbita nell’enorme materasso alluvionale presente nella zona di Mezzavalle (spessore 150-200 metri, larghezza 300 metri) per poi riemergere più a valle. La causa dell’anomalia è collegata alla presenza di un setto impermeabile sepolto (una morena o un profondo collasso di versante) che agisce come regolatore dei deflussi dividendo il bacino in due parti, a monte si hanno portate elevate ma variabili e grandi volumi di detriti mobilitati, a valle deflussi minori e regolarizzati con poco trasporto solido. Naturalmente questo comportamento non è applicabile agli eventi eccezionali come l’alluvione del 1966 o la tempesta Vaia che hanno completamente stravolto l’alveo del torrente.

Il Livinàl dell’Acqua (quota apice del cono m 900 circa) nel febbraio del 2014 (anno particolarmente nevoso), lo spessore della neve nel cono di valanga è stato stimato attorno ai 50 metri, parte della neve si conservò fino all’inverno successivo. In alto si individuano le due caratteristiche torri denominate Denti di Satanasso (foto D.G.).Il Livinàl dell’Acqua (quota apice del cono m 900 circa) nel febbraio del 2014 (anno particolarmente nevoso), lo spessore della neve nel cono di valanga è stato stimato attorno ai 50 metri, parte della neve si conservò fino all’inverno successivo. In alto si individuano le due caratteristiche torri denominate Denti di Satanasso (foto D.G.).

Parte inferiore del Livinàl dell’Acqua con la sorgente della Scafa-San Lucano, la parete rocciosa è scolpita nella Formazione del Contrin (foto D.G.). Parte inferiore del Livinàl dell’Acqua con la sorgente della Scafa-San Lucano, la parete rocciosa è scolpita nella Formazione del Contrin (foto D.G.).

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