12 - Pont

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12 Pont (1149 m s.l.m.) - Le cave, la Formazione di Moena

Arrivati a Pont si può ammirare una bella cascata scolpita nel Calcare di Morbiac un calcare marnoso grigio scuro di aspetto nodulare deposto nell’Anisico superiore in ambienti di acque poco profonde, a volte zone palustri.

Gironzolando nella zona in sinistra idrografica ci si può imbattere nei resti di un’attività estrattiva abbandonata ormai da tempo. Nel primo dopoguerra in una serie di piccole cave, qualcuna anche in sotterraneo, si estraeva il “Marmo Nero di Taibon” un calcare bituminoso scuro appartenente alla Formazione di Moena. Sono ancora visibili nella zona resti di macchine, blocchi semilavorati, segni del taglio su roccia con filo elicoidale. Le cave odorano sensibilmente di zolfo e talvolta dalla roccia scura sgocciolano idrocarburi.

Cascata di Pont un salto di circa 30 metri scavato su strati del Calcare di Morbiac (foto D.G.).Cascata di Pont un salto di circa 30 metri scavato su strati del Calcare di Morbiac (foto D.G.).

In una di queste cave dismesse sulla superficie di taglio della roccia è possibile osservare dettagliatamente la Formazione di Moena che rappresenta qui il riempimento di un piccolo bacino intra-piattaforma racchiuso da scarpate attive connesse a faglie sin-sedimentarie dell’Anisico superiore. Essa è caratterizzata da due litologie: brecce carbonatiche e calcari scuri. I calcari scuri sono frequentemente laminati in strati tabulari di spessore dai 2 ai 10 cm, alternati ad interstrati marnosi centimetrici. La conservazione di una perfetta laminazione dimostra che l’ambiente di sedimentazione era anossico e pertanto inadatto alla vita di organismo limivori che solitamente rimescolano il sedimento del fondale.

Le brecce sono formate da clasti eterometrici (da pochi cm a mezzo metro circa) di origine bacinale e di piattaforma. I primi sono di dimensioni maggiori e formati da brandelli tabulari della facies a laminiti; i secondi invece hanno una forma più arrotondata e sono più piccoli, essi provengono dalla piattaforma del Contrin. Le brecce si sono formate a causa di colate sottomarine che scendendo lungo la scarpata di scivolamento inglobavano i sedimenti di origine bacinale.

Particolare della parete in cui si riconosce la struttura delle roccie (Formazione di Moena) composta da brandelli tabulari scuri (laminiti della Formazione di Moena) e frammenti più arrotondati chiari (Formazione del Contrin) immersi in una matrice scura ricca sostanze bituminose (foto D.G.).Particolare della parete in cui si riconosce la struttura delle roccie (Formazione di Moena) composta da brandelli tabulari scuri (laminiti della Formazione di Moena) e frammenti più arrotondati chiari (Formazione del Contrin) immersi in una matrice scura ricca sostanze bituminose (foto D.G.).

Storia delle Cave di Pont

Il marmo nero non è molto comune in Italia, soprattutto in strati di spessore superiore ai 50 cm. Nella zona di Pont affiora un calcare bituminoso di colore nero uniforme con strati che raggiungono spessori di diversi metri. Fin dai primi del ‘900 questo affioramento attirò l’attenzione di imprenditori locali che vedevano in questa pietra un grande possibilità di commercializzazione.

Nel 1910 un imprenditore locale A.M. tentò un primo timido approccio per aprire una cava a Pont, ma insorsero subito due problemi di non poco conto: la mancanza di una strada carreggiabile di accesso e la scarsa qualità della pietra trovata nei primi assaggi.

Anteriormente alla prima Guerra Mondiale nel Bellunese e nell’Agordini furono costruite molte fortificazioni e diverse strade militari, fra queste opere rientra la strada militare che da Col di Prà porta, attraverso l’altopiano delle Pale di San Martino, al Rifugio Rosetta passando proprio per Pont.

Negli anni che seguirono la fine del primo conflitto mondiale, forte di questa novità che risolveva uno dei problemi, si fecero dei nuovi assaggi che pur dando risultati migliori dei precedenti non sfociarono in nessun tipo di sfruttamento.

L’inizio dell’attività estrattiva avviene in pieno periodo autarchico, negli anni 30 del secolo scorso. L’Italia possedeva pochi tipi di marmo nero di buona qualità e ne importava molto dal Belgio che disponeva di pietre di qualità nettamente superiori rispetto a quello Italiano ma soprattutto erano di colore nero uniforme.

In quel periodo la produzione nazionale di marmo nero proveniva principalmente da 5 località: il nero di Colonnata dalle Alpi Apuane, il nero di Varenna e di Albino in Lombardia, il nero di Roverè di Velo nel Veronese e il nero del Carso in Friuli. Tutte queste rocce però avevano il difetto di non essere completamente nere come quelle importate dal Belgio e di contenere inclusioni o venature bianche che ne diminuivano in modo considerevole il pregio.

Il “marmo” nero di Pont era compatto, privo di venature bianche e si trovava in strati di spessore maggiore di 60 cm caratteristica che lo rendeva utilizzabile in un maggior numero di tipologie di lavorazioni.

Un imprenditore locale M. D. A. intuisce le potenzialità commerciali che questa roccia poteva avere e il 18 maggio 1935 dà inizio alla coltivazione della cava.

Il 30 marzo 1938 essa viene ceduta alla S.A.M.B. (Società Anonima Marmi Bellunesi) la quale continuò l’attività estrattiva anche durante il secondo conflitto mondiale, tuttavia il materiale rimase invenduto e vennero accumulati oltre 150 blocchi di “marmo” stoccati sui piazzali e lungo la strada. Verso la fine del conflitto si ammodernò ancora l’impianto di taglio introducendo, oltre al filo elicoidale, l’uso della puleggia penetrante di Monticolo, ma subito dopo l’attività si interruppe.

Nel 1960 l’attività è ripresa ma in modo discontinuo, in questo periodo la cava cambia diverse volte gestione con periodi di fermo spesso molto lunghi finché, nel 1968, essa viene definitivamente chiusa.

Studenti dell’Istituto Minerario “U. Follador” in una delle cave sotterranee da cui si estraeva il cosiddetto Marmo Nero di Taibon (foto D.G.).Studenti dell’Istituto Minerario “U. Follador” in una delle cave sotterranee da cui si estraeva il cosiddetto Marmo Nero di Taibon (foto D.G.).

Parete di una delle cave di Marmo Nero in cui si vedono molto bene le tracce lasciate dal taglio dei blocchi eseguito con il filo elicoidale (foto D.G.).Parete di una delle cave di Marmo Nero in cui si vedono molto bene le tracce lasciate dal taglio dei blocchi eseguito con il filo elicoidale (foto D.G.).

Blocchi semilavorati abbandonati in loco (foto D.G.).Blocchi semilavorati abbandonati in loco (foto D.G.).

Cascata alta di Pont: il robusto bancone di brecce della Formazione di Moena sporge rispetto alle più tenere laminiti sottostanti (foto Vittorio Fenti). Cascata alta di Pont: il robusto bancone di brecce della Formazione di Moena sporge rispetto alle più tenere laminiti sottostanti (foto Vittorio Fenti). 

Lago di contatto glaciale

A Pont sono stati individuati più affioramenti di limi argilloso-sabbiosi di colore scuro, con frequenti dropstone (ciottoli trasportati dagli iceberg che, con la fusione del ghiaccio, cadono dentro il materiale più fine di normale sedimentazione lacustre), sulla base delle osservazioni di campagna si ritiene che si tratti di sedimenti lacustri deposti in un lago di contatto glaciale, creatosi nelle prime fasi di ritiro dei ghiacciai würmiani.

Si ipotizza che il lago si sia originato quando il ghiacciaio principale della Val d’Angheràz-V.S. Lucano si era già notevolmente contratto rispetto alla massima espansione e stazionava ad una quota prossima ai 1200 metri, impedendo il regolare deflusso delle acque provenienti dalla V. Bordina. Qui il ghiacciaio locale, meno alimentato e più soggetto all’ablazione perché esposto a sud, si era già staccato da quello principale, ritirandosi in Val Reiane e in Val Gardés.

Pont: livelli limoso-sabbiosi deposti in un lago di contatto glaciale (foto D.G.).Pont: livelli limoso-sabbiosi deposti in un lago di contatto glaciale (foto D.G.).

Ricostruzione ipotetica del lago di contatto glaciale di Pont, originato per l’ostruzione della valle di Reiane da parte del ghiacciaio principale di S. Lucano (dis. D.G.).Ricostruzione ipotetica del lago di contatto glaciale di Pont, originato per l’ostruzione della valle di Reiane da parte del ghiacciaio principale di S. Lucano (dis. D.G.).

Le nuvole insinuate nella Valle di San Lucano possono dare un’idea dello sviluppo dei ghiacciai nella valle quando si è formato il lago di contatto glaciale di Pont (foto Corrado Cattadori).Le nuvole insinuate nella Valle di San Lucano possono dare un’idea dello sviluppo dei ghiacciai nella valle quando si è formato il lago di contatto glaciale di Pont (foto Corrado Cattadori).

La località Pont è stata danneggiata dalla tempesta Vaia, il torrente Bordina si è disalveato andando a distruggere un tratto della strada militare ed esponendo in superficie gli strati di Calcare di Morbiac. Si riprende la strada militare fino al tornante dove si può osservare un bel esempio di pieghe concentriche sviluppate nelle laminiti della Formazione di Moena. 

Strati di Calcare di Morbiac scoperchiati dall’erosione della tempesta Vaia, su cui si nota un blocco semilavorato di “marmo nero” (foto D.G.).Strati di Calcare di Morbiac scoperchiati dall’erosione della tempesta Vaia, su cui si nota un blocco semilavorato di “marmo nero” (foto D.G.).

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