9. Sorgenti del Tegnàs (1000m s.l.m. circa)
Lungo l’itinerario si incontra l’opera di presa che raccoglie le acque della sorgente Polver una emergenza idrica diffusa che scaturisce alla base di una scarpata detritica localmente ricoperta da depositi glaciali a grana fine (da cui deriva il nome Polver, polvere in italiano).
Dalla sorgente Polver, percorrendo le tracce di sentiero che risalgono attraverso le ghiaie fra blocchi e enormi massi, scaricati durante l’alluvione dalla Val della Civetta, è possibile osservare la vastità del deposito, che ha mutato completamente la morfologia locale. Essa è connessa alla presenza, nella parte alta della valle, di un’ampia area in erosione in corrispondenza della nicchia di distacco della frana del Piz. La grande disponibilità di detrito unitamente con le elevate pendenze e l’intensità delle precipitazioni ha determinato un vasto trasporto solido in grado di spostare anche massi enormi.
Sul versante opposto della valle si sviluppa il Boral delle Scandole, un lungo vallone rettilineo impostato lungo una faglia trascorrente che, attraverso la Forcella dello Spizzon, separa la Torre Armena dai Lastei d’Agnèr. In basso la faglia mette a contatto laterale la Formazione del Contrin con la Formazione di Werfen nella quale è scolpita una cascatella. Sulla sinistra della cascata si estende un affioramento di conglomerati, probabilmente interglaciali, ben cementati (già segnalati da Bruno Castiglioni) nei quali si sviluppa una piccola cavità denominata Covol del Mont.
La valle di San Lucano fra le numerose valli che solcano il Gruppo Pale di San Martino-Pale di San Lucano è la più profondamente incassata, di conseguenza è quella che raccoglie la maggior parte delle acque che cadono sui monti e sugli altopiani circostanti, filtrano attraverso le fessure e le fenditure delle rocce e riemergono a fondovalle.
Geologo e idrogeologo hanno due visioni diverse delle montagne, per il geologo esse sono fatte di rocce di varia tipologia (magmatiche, sedimentarie, metamorfiche), per l’idrogeologo esse sono dei serbatoi d’acqua (acquifero) delimitati da rocce impermeabili (acquicludo). Le rocce carbonatiche che compongono la scogliera delle Pale di San Martino-San Lucano (Formazione del Contrin, Formazione dello Sciliar, Dolomia Cassina) grazie alla rete di fratture che le attraversano e alla dissoluzione carsica costituiscono un grande acquifero ad alta quota. Gli strati che stanno a letto della Formazione del Contrin (Formazione di Agordo, Conglomerato di Voltago, Formazione di Werfen) possiedono una significativa componente argillosa che li rende impermeabili (acquicludo). Molte delle sorgenti della Valle di San Lucano sono emergenze per soglia di permeabilità le più importanti sono quella delle Fontane poco a Sud di Col di Prà con una portata fra 100 e 200 l/s e quella della Scafa-San Lucano alla base del Livinàl dell’acqua che ha una portata oscillante da qualche decina di litri fino a 300 l/s.
Un altro importante “serbatoio” è costituito dai depositi alluvionali, detritici e glaciali che occupano il fondovalle. La coltre detritica della Val d’Angheràz accoglie al suo interno un vasto acquifero alimentato dalla pioggia, da sorgenti sepolte, dal ruscellamento superficiale e dalle acque di scioglimento della neve accumulate, grazie alle valanghe, nei profondi canaloni che solcano il fianco destro della valle. In alcuni di essi la neve permane per tutto il corso dell’anno, allo sbocco della Val di Toront sono presenti argini nivali attivi a quota davvero bassa, meno di 1300 m s.l.m..
Poco a valle della Casera d’Angheràz bassa riemergono in superficie le acque infiltrate nel materasso alluvionale più a monte. Le sorgenti sono distribuite in due aree, la più grande è poco sotto la Casera Angheràz bassa. In quest’area le acque emergono in modo diffuso dai detriti la sorgente più copiosa fuoriesce da sotto un masso e ha una portata variabile da alcuni litri al secondo a 200 l/s, in totale l’acqua proveniente da questo gruppo di sorgenti va dai 200 ai 500 l/s. L’altro gruppo di sorgenti è dall’altra parte del Tegnàs, il percorso per raggiungerle non è semplice da individuare e l’area è particolarmente delicata, bisognerebbe entrarci davvero in punta di piedi.
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